Oliva Averso Pellis nasce a Tunisi il 10 giugno 1925. Il nome impostole, quello della compianta nonna maltese vittima della febbre spagnola e giudicato troppo severo per la neonata è rapidamente sostituito da nomignoli affettuosi ultimo dei quali – Olivia – assegnatole in Italia dal marito.

Di antica famiglia italiana naturalizzata francese nel 1897, riacquista la primaria cittadinanza per matrimonio nel 1946. Da allora, vive a Gorizia, adattandosi perfettamente al nuovo ambiente, senza dimenticare il mondo cosmopolita nel quale era cresciuta: un mondo fatto di usi, costumi, lingue e religioni diversi, con leggi uguali per tutti e nel quale tutti riuscivano a comunicare.

Il padre era dirigente di una grande e moderna azienda agricola situata lontano dalla capitale, dove tutto era studio, sperimentazione, insegnamento: terreni scientificamente analizzati, sementi appropriatamente scelte; la manovalanza indigena imparava a conoscere e a guidare i macchinari. A otto anni, avendo già imparato a leggere e scrivere, fu necessario avviarla alla vita di collegio che si protrasse per dieci anni. Si trattava di scuole francesi, dove si studiava anche la lingua araba, che del resto, in campagna, era necessario parlare fin dalla nascita. Ricorda con piacere gli ultimi anni di studio nella capitale dove, avendo ottenuto il permesso di uscire la domenica, si lasciò prendere dalla passione per il cinema al punto di trascurare parenti ed amici.

Erano i primissimi anni Quaranta e quella che era considerata “la settima arte” proponeva, nelle numerose sale della capitale, pellicole francesi ed americane in bianco e nero dai quali emergevano nomi di attori che facevano sognare e le cui foto erano oggetto di collezione. Dall’ammirazione per le stupende fotografie in movimento, dalle bellissime storie raccontate per immagini che sembravano reali, finì per scaturire una forte curiosità: come si fa?

La risposta arrivò molto tempo dopo, all’indomani della disastrosa seconda guerra mondiale, a Gorizia, quando la giovane coppia Pellis, appassionata di buon cinema, si interessò ai filmati prodotti da amici del cineclub FEDIC che operavano già a livello semiprofessionistico. Qualcuno prestò loro una cinepresa, le prove furono deludenti, si doveva poter fare meglio!

Olivia allora compra la prima 8mm e la regala a suo marito; ma quell’oggetto meraviglioso resta troppo tempo nel cassetto. Occorre imparare. Il cineclub FEDIC non esiste più; diventa socia del Club Cinematografico Triestino aderente all’ENAL che ha finalità ricreative e organizza concorsi; si apprende lo stesso; i soci le consigliano di aprire un cineclub ENAL anche a Gorizia; consulta qualche ex-socio FEDIC; qualcuno arriva: soprattutto il maestro Ugo Pilato, già segretario, che si impegna anche nel nuovo sodalizio; la nominano presidente, la sede è presso la Pro Loco; si invitano soci di altri club, si organizza la Rassegna “Immagini e realtà” con film ed autori premiati a Castrocaro, dove Olivia Pellis si reca ogni anno. Si impara da pregi e difetti di altri. Il pubblico non manca, ma i soci sono pochi.

I filmati amatoriali della Pellis interessano la Società Filologica Friulana che vuole fissare su pellicola alcune feste tradizionali. È l’occasione di accostarsi ad un mondo popolare contadino e della terra, assai diverso da quello conosciuto, ma che ama da sempre.

La difficoltà sta nel fatto che occorre improvvisare su un’improbabile scaletta: decide di provare. È un successo!… soprattutto perché ha l’accortezza di registrare a parte voci, rumori, canti e formule che l’aiuteranno a capire e a ricreare la colonna sonora sulla pellicola. I commenti sono scritti dalla studiosa di tradizioni popolari Andreina Nicoloso Ciceri che, con il marito, sostiene fermamente l’operazione.

Nasce così un duo femminile che funzionerà per una ventina d’anni come un tandem: la prima propone e scrive commenti, l’altra va alla ricerca e procura la documentazione, ma si preoccupa anche di studiare etnografia, perché l’intuito che la guida non basta, deve cercare riscontri. Il duo ha anche un simbolo: il motivo tradizionale di cassapanca carnica con la scritta “Ricerche Etnografiche Ciceri-Pellis”… Qualche volta chiede la collaborazione di alcuni soci, ma cura sempre personalmente montaggio e sonorizzazione.

“La cinematografara”, che è il sopranome della Pellis in Friuli, scatta anche fotografie interessanti che sono puntualmente pubblicate su periodici della S.F.F.

Gorizia le chiede invece di realizzare documentari su temi di attualità come le attività sportive nelle scuole (sci, atletica, vela, ecc.), la meravigliosa opera di ricostruzione operata dagli Alpini all’indomani del terremoto ’76, l’istituzione della Pro Senectute, ed altro.

Aiuta anche il marito, Presidente della Pro Loco, affinché rimanga memoria dei vari concorsi e sfilate in costume che, sotto la sua direzione e quella di autorevoli Università italiane e straniere, si svolgevano allora nell’ambito del Settembre Goriziano. Anche in questo caso e come ormai riteneva indispensabile – il piccolo formato cinematografico, non disponeva all’epoca, di pellicole corredate di pista magnetica – la colonna sonora doveva essere registrata dal vivo e i commenti affidati a persone competenti in materia.

Purtroppo il mercato del cinema amatoriale non lesinava brutte sorprese. Dopo avere imposto, in pochi anni, il super8, intendeva costringere i cineamatori ‒ facendo mancare i materiali ‒ ad adottare il sistema video … No grazie! La Pellis allora, si lascia convincere ad abbandonare il cinema per passare alla fotografia: c’è da illustrare un libro sulle Tradizioni popolari…

Rinunciare all’immagine in movimento, al piacere creativo del montaggio e dell’abbinamento sonoro, fu molto difficile e così pure ottenere risultati soddisfacenti maneggiando obbiettivi diversi. L’esperienza cinematografica però le è stata di grande aiuto nel trovare un personale stile descrittivo anche nella realizzazione fotografica.

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FILMOGRAFIA

– Documentazione dei Concorsi Folkloristici e dei Convegni organizzati dalla Pro Loco di Gorizia 1966-1975.
Alpini una realtà (1976), commento di L. Grossi; realizzato per l’Associazione Nazionale Alpini.

– Documenta l’opera di ricostruzione in Friuli, dopo il terremoto, da parte degli Alpini in congedo.
Anch’io ho partecipato (1979), commento di L. Pontel. Girato per conto della Commissione Provinciale dei Giochi della Gioventù di Gorizia.
Questi nostri anni… (1982), commento di I. Brandolin. Girato per la Pro Senectute di Gorizia.

Film etnografici girati per la Società Filologica Friulana, con commento di Andreina Ciceri:
La Devetiza (1972)
Il pan e vin (1973)
Aspetti del Carnevale (1973)
Il bacio delle Croci (1973)
Il “Mac” di S. Zuan (1973)
Las Cidulas (1973)
La festa dei Vent’anni (1974)
Croci sul Vajont (1974)