Si chiamava Eraldo Sgubin ed era nato il secondo giorno di primavera del 1925 in una casetta circondata da ciliegi e viti di Malvasia sul monte Quarin a Cormòns. L’indicazione spazio temporale non è casuale, perché in tutta la sua vita non cessò mai di essere affascinato dai ciliegi in fiore, che ritrasse centinaia di volte, e mantenne un fortissimo legame con la casa natale, che appena poté si comprò e riprese svariate volte in fotografia e in film.
I suoi genitori erano modesti agricoltori che fecero mille sacrifici per far studiare al ginnasio e poi al Liceo classico quel figlio così capace e desideroso di imparare che aveva impressionato i suoi insegnanti, i quali avevano chiesto che gli venisse data l’opportunità di studi universitari.
Finì il Liceo con una media superiore a 8/10 nell’estate del ’44. Per continuare gli studi, però, dovette aspettare la tumultuosa fine della guerra.
Aveva scelto la Facoltà di Lettere moderne a Trieste e si laureò col massimo dei voti nel marzo del 1950 con una tesi su Aleksandr Puškin. La slavistica l’aveva scoperta all’Università, ma dietro c’era sicuramente il padre che, prigioniero in Russia nella prima guerra mondiale, era ritornato a casa con una grande passione per il popolo russo e la sua cultura. All’Università aveva anche sviluppato la sua passione per le Arti visive e per la musica. Aveva imparato a suonare il violino, che poi aveva sostituito con la fisarmonica. Risparmiando all’osso si comprava libri e dischi. I dischi gli servivano anche per perfezionare la sua conoscenza delle lingue straniere: il Tedesco, che parlava bene già dai tempi del Liceo, il Francese e, ovviamente il Russo.
Nel settembre del 1950 si sposava con Caterina D’Osvaldo, a cui era legato già da molti anni. Non avevano casa né lavoro, ma una incrollabile fiducia nel futuro. Del resto dicevano pure gli antichi che “la fortuna arride agli audaci”. E nell’autunno arrivò per lui la prima supplenza annuale. Il prof. Sgubin iniziava così la sua carriera di insegnante, prima alla Scuola media di Monfalcone, poi di Cormòns, dove sarebbe rimasto fino al 1965.
Per la laurea sua madre gli aveva regalato la sua prima macchina fotografica e se le foto dei primi anni ritraggono il paesaggio di Cormòns, amici e familiari, a cui si era aggiunta nel 1953 la figlia Rosalia, in seguito il suo repertorio di immagini si ampliò sia in conseguenza della sua attività didattica, sia delle varie attività e iniziative in cui sarebbe stato coinvolto.
Fortemente convinto che la cultura locale avesse nell’istruzione e nell’educazione dei giovani un’importanza non minore di quella generale, cercava di appassionare ad essa i suoi allievi, servendosi anche di mezzi audiovisivi, di cui in tutta la sua vita fu deciso sostenitore. Per questo già a metà degli anni ’50 intensificò la produzione di diapositive, in cui coinvolgeva anche gli studenti, come ideatori e interpreti, per lo più di testi poetici. Curava la loro dizione sia in Italiano che in Friulano e l’abbinamento diapositiva-registratore offriva anche l’occasione per un lavoro interdisciplinare. Intanto sviluppava la propria preparazione professionale e consolidava la sua posizione partecipando ad un gran numero di concorsi, che per lo più si svolgevano a Roma. Ritornava sempre con il conseguimento di un’abilitazione diversa e con alcune pellicole impresse con le vedute dei monumenti più significativi della capitale da mostrare poi ai suoi ragazzi.
In quel periodo fondò insieme ad un gruppo di intellettuali il “Circolo goriziano per la libertà della cultura” e dava impulso alla vita culturale e ricreativa cormonese in qualità di presidente della Pro loco. Sotto la sua guida questa associazione incominciò ad affiancare alle manifestazioni di richiamo turistico, come il “Carnevale cormonese”, la “Festa di San Giovanni” e “La festa provinciale dell’uva”, una serie di iniziative di promozione teatrale, concertistica e letteraria che fossero anche di valorizzazione della cultura locale. Verso la fine degli anni Cinquanta iniziò la sua attività di cineamatore. I suoi primi filmati riguardavano inizialmente familiari ripresi al fiume vicino a Cormòns (Judrio), al mare in campeggio (Sistiana), ma anche le gite scolastiche con i suoi allievi e le manifestazioni locali in cui era coinvolto.
Il 1965 fu un anno importante nella sua vita perché assumeva la direzione della Scuola Media di Lucinico e nasceva la sua seconda figlia, Raffaella.
Da qualche anno si era avvicinato con sempre maggiore convinzione alla valorizzazione della friulanità e trovò nel piccolo paese ai piedi del Calvario le condizioni ideali per il tipo di conduzione didattica per lui più interessante: attaccamento della gente alla madrelingua friulana, ancora quotidianamente utilizzata, alle tradizioni, al canto e alla danza popolare.
Con pochi mezzi, ma con la collaborazione attiva di alcuni insegnanti e della popolazione, istituì attività di recitazione e canto corale in friulano. Di lì a breve seguì la creazione di un gruppo di “Piccoli danzerini” a Lucinico, con l’ausilio del gruppo maggiore, i Danzerini di Lucinico, e subito dopo un altro nella sezione staccata di San Lorenzo Isontino. Dopo alcuni mesi di preparazione i vari complessi furono in grado di rallegrare le feste della scuola e dei due paesi e, soprattutto, di costituire il naturale vivaio di ricambio per i gruppi folkloristici locali.
Successivamente si istituirono, su base sperimentale, corsi articolati di cultura locale. Anche in questi si fece largo uso di mezzi audiovisivi, sia per scopi didattici, che per finalità di conservazione delle attività realizzate. Sono da inserire in questo contesto i filmati da lui girati Nido di antichi sparvieri, di documentazione sui castelli del Friuli Venezia Giulia, finito nel 1976 a pochi giorni dal terremoto, e Nascita di un Danzerino, dello stesso anno, per documentare il percorso dei giovani ballerini. Nel 1977 realizzò Cormòns co la mude di viarte, un filmato descrittivo della primavera a Cormòns, sulla base di un testo poetico di Maria Gioitti del Monaco. I film venivano girati, montati e sonorizzati da lui stesso prevalentemente con finalità didattica, per fare conoscere ai ragazzi la storia e la cultura del loro territorio.
Per acquisire sempre maggiore conoscenza delle nuove tecnologie educative e delle loro possibilità di educazione didattica, il preside andò a frequentare corsi di specializzazione prima presso il “Centro Europeo dell’Educazione” di Villa Falconieri a Frascati e poi presso il “Laboratorio multimedia” dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani e infine dell’I.R.S.A.E. regionale. Le informazioni tecniche ottenute gli permisero poi di far concorrere la scuola ai bandi per contributi regionali che le consentirono di dotarsi di attrezzature audiovisive sempre più aggiornate.
Nel 1978 si sposò la figlia Rosalia e nel marzo iniziò la costruzione della nuova Scuola Media di Lucinico, che il preside decise di documentare quasi giorno per giorno, malgrado la visibile irritazione dei costruttori che si sentivano troppo controllati. La scuola sarebbe stata inaugurata il 25 maggio 1980. Il giorno dopo iniziava nei locali della sua sala di proiezioni la Settimana del documentario scolastico con film “girati e sonorizzati da personale della Scuola Media L. Perco di Lucinico”. Ad aprire le proiezioni Genesi di una scuola, diario filmato dei lavori di costruzione della nuova sede scolastica. Seguirono nei giorni successivi:
- Gorizia vista dagli altri – Il Carso
- Teatro friulano a scuola
- Come nasce un Danzerino
- Ricerca sul terremoto – L’Isonzo – La Sardegna
- La “Settimana verde”.
In occasione dell’inaugurazione della scuola istituti bancari locali (Cassa rurale ed artigiana di Lucinico e Cassa di risparmio di Gorizia) donarono una telecamera a colori e, a completare l’attrezzatura televisiva, anche un intero videosistema. Iniziava una nuova era: dalla cinepresa si passava alla telecamera, anche se per ancora qualche anno si girarono dei filmati in Super 8, come Il Collio friulano e sloveno.
Nel frattempo Il Preside Sgubin era stato nominato Vicepresidente per il Goriziano della Società Filologica Friulana, anche per la sua attività di valorizzazione della cultura friulana attraverso una fitta serie di pubblicazioni sugli scrittori e poeti dell’area cormonese e goriziana, a cui si univa un’intensa attività divulgativa attraverso conferenze e relazioni in convegni sulle lingue e culture minoritarie, partecipazione a cicli di trasmissioni radiofoniche della RAI regionale ( 11 e 30, La Specule) e di Onde Furlane e l’insegnamento della letteratura friulana nei “corsi di cultura regionale” per maestri e insegnanti di scuola media.
Come riconoscimento di questa sua multiforme attività nel 1985 fu insignito del prestigioso Premio Epifania, che si propone di dare pubblico riconoscimento a persone o istituzioni che si siano particolarmente distinte onorando con la loro opera ed attività il Friuli.
Nello stesso anno il Comune di Cormòns gli conferiva il “Sigillo d’argento” per la valida attività di promozione culturale svolta durante i sei anni della sua presidenza della Consulta culturale.
Intanto la Scuola Media Perco diventava sempre di più un centro di aggregazione culturale e di produzione e fruizione di cultura friulana e non solo.
Sfruttando la capacità di accoglienza del nuovo Auditorium qui si tennero recitals di cori friulani, rappresentazioni teatrali, concerti, saggi di danza, premiazioni degli allievi ecc. con la presenza di studenti, insegnanti e genitori. Vi erano però anche le occasioni speciali di incontro con personalità di vario genere: il cronista sportivo Bruno Pizzul con l’arbitro Barbaresco, lo scrittore Celso Macor, il senatore Ferrari Aggradi, l’esploratore e scrittore Ambrogio Fogar, Monsignor Cocolin e molti altri. Incontri e manifestazioni varie venivano accuratamente documentate con foto, filmati, audiocassette. Lo stesso valeva per le gite scolastiche.
Fu tra i principali organizzatori del Congresso della Filologica del 1986 a Mariano e del 1989 a Gorizia. Nel 1990 il quartiere di Lucinico gli conferì il diploma di “Amì di Lucinîs”.
Nel 1991 lasciava la scuola per raggiunti limiti di età, non prima di aver pubblicato “Noi e il Collio – Mi in Brda”, libro bilingue per le scuole realizzato dagli allievi della Scuola Media Slovena “Ivan Trinko” di Gorizia e dalla Media “Perco” di Lucinico. Alla presentazione venne proiettato un documentario sul Collio (italiano e sloveno) realizzato dal preside.
Ormai a partire dagli anni Ottanta la telecamera aveva sostituito la cinepresa e i filmati assunsero la forma delle cassette VHS.
La pensione permise al Preside Sgubin di dedicarsi a tempo pieno ai suoi interessi: la letteratura friulana e la lotta per la legge di tutela della lingua minoritaria, la lingua e la letteratura russa e ovviamente la produzione di diversi documentari di storia e ambiente locale.
Vicepresidente per il Goriziano della Società Filologica friulana, fino al 2001, pubblicò instancabilmente diversi testi su autori e artisti friulani, prevalentemente del Goriziano, partecipò a conferenze e convegni, a trasmissioni radiofoniche e girò vari documentari.
A inizio anni ’90 aveva incontrato Claudio Gasparutti e F. Lattanzi, esperti operatori televisivi, e iniziò una collaborazione che sarebbe durata oltre vent’anni e avrebbe prodotto diversi film di cui Sgubin metteva l’ideazione, i testi e la voce. Partecipava alle riprese, ma il montaggio era fatto da Gasparutti. Gli argomenti? L’amata Cormòns ripresa nelle varie stagioni e con le sue molteplici manifestazioni pubbliche, il monte Quarin, artisti cormonesi (E. Zardini, Castellan, Depetris, Canciani, Camaur), scrittori (Zorutti, Zorzut, Celso Macor) e infine interviste a personaggi storici di Cormòns, tra cui Vanni Padoan, noto antifascista e partigiano e Bruno Pizzul.
Un ulteriore riconoscimento illustre della sua attività culturale per la causa friulana fu il Premi Merit Furlan, consegnatogli nell’estate del 1997 al Castello di Rive d’Arcano.
A dicembre dello stesso anno fondava assieme al maestro Aldo Basso e ad un gruppo di appassionati di storia e tradizioni locali l’associazione cormonese “Amîs da Mont Quarine”, con lo scopo di promuovere e tutelare il Monte Quarin, con particolare attenzione all’aspetto culturale, ambientale e turistico. Tra le iniziative avviate fin dal 1998 la “Fieste da viarte” che da subito avrebbe avuto molto successo, la pubblicazione annuale dei “Quaderni del monte Quarin” e anche vari documentari, ovviamente realizzati dal gruppo precedentemente indicato.
Nel 2000 la figlia Raffaella assumeva l’incarico di Sovrintendente dei Musei Provinciali e da allora non c’è stata mostra o evento che Eraldo Sgubin non abbia documentato con una delle sue telecamere (Nel segno degli Asburgo, Missoni, Capucci, Abitare il Settecento, L’Atelier degli Oscar, Belle Epoque imperiale, etc).
Negli anni 2000 aveva “scoperto” l’Università della terza età di Cormòns e, desideroso di conoscere meglio le nuove tecnologie di ripresa e montaggio, si era iscritto al Corso di videoregistrazione di Rinaldo Saunig. Con il gruppo formatosi realizzò diversi documentari di ambiente locale
Negli ultimi anni della sua vita si era appassionato alla demolizione della caserma Amadio, un fatto che era sembrato impossibile nei lunghi anni di guerra fredda vissuti a ridosso del confine. Si era documentato, aveva fatto le riprese, ma poi…
Poi, alla fine del 2017, la caduta, i danni irreversibili e infine la morte il 5 gennaio del 2018.
Rosalia Sgubin

