Nasce a Gorizia il 30 marzo 1942. Dopo aver frequentato le scuole elementari e medie slovene, si iscrive al liceo scientifico Duca degli Abruzzi a Gorizia. Consegue la maturità nel 1961 e si iscrive alla Facoltà di Ingegneria a Trieste, dove frequenta il collegio diretto da monsignor Edoardo Marzari, grazie al quale inizia ad interessarsi di sociologia. Venuto a conoscenza dell’istituzione di una Facoltà di Sociologia a Trento nel 1962, abbandona gli studi di ingegneria e si iscrive a questa facoltà, quando ancora non era riconosciuta.
Si laurea nel 1968 con una tesi dal titolo Minoranze etniche: un caso di analisi strutturale. Già da questo anni è dunque evidente l’interesse di Bratina per le questioni relative alle minoranze etniche e linguistiche e a tutto ciò che riguarda l’identità etnica; infatti non abbandonerà mai questi temi, tanto che il suo ultimo intervento politico, tenuto a Strasburgo presso il Consiglio d’Europa poche ore prima di morire, riguarda proprio la tutela delle minoranze linguistiche.
Già prima della laurea e fino al 1973 svolge attività di ricerca presso il Centro di Ricerche sull’Impresa e lo Sviluppo (CeRIS) di Torino e collabora a vari progetti di ricerca del CNR. Nel 1967/68 è assistente del corso di Psicologia industriale dell’Università di Torino, dove dall’anno seguente è docente di Sociologia del lavoro e in seguito di Sociologia generale. Tra il 1970 e il 1975 collabora con la Fondazione Agnelli al progetto Valletta per la formazione di imprenditori e di manager. Nel 1972 inizia come docente di Sociologia economica la sua collaborazione all’Università di Scienze Politiche di Trieste; nel 1976 si stabilisce a Gorizia, insegnando dal 1978 a Trieste Sociologia generale. Continuerà la carriera universitaria fino al 1992, tenendo dal 1990 anche un corso di Sociologia delle relazioni etniche presso la Facoltà di Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia, aperta quello stesso anno.
Bratina è stato molto attivo anche nelle organizzazioni della comunità slovena in Italia: dal 1976 come collaboratore dell’Istituto di Ricerche sloveno (Slori), diventandone direttore dal 1982 al 1992, inoltre come membro, in tutti questi anni, del direttivo dell’Unione culturale ed economica slovena (SKGZ).
Una delle sue passioni più grandi, coltivata da ragazzo e poi mai abbandonata, è stata il cinema.
Fin dal periodo universitario collabora a vari cineforum; per molti anni è corrispondete del quotidiano “L’Adige” al festival del cinema di Venezia, dal 1964 sullo stesso giornale tiene una rubrica giornaliera riguardante la critica delle trasmissioni televisive. Dal 1965 al 1972 è membro del direttivo della Federazione italiana Cineforum e collaboratore della rivista cinematografica “Cineforum”. Nel periodo universitario dà vita ad un cineforum cittadino a Trento, mentre a Torino fonda il cineforum Madonna delle Rose. Su sua iniziativa è tradotto dall’inglese in italiano il libro di I.C. Jarvie, Una sociologia del cinema, per il quale scrive la prefazione.
Trasferitosi a Gorizia, fonda nel 1977 il circolo cinematografico Kinoatelje. Promuove la conoscenza della cinematografia slovena, organizzando la prima retrospettiva in assoluto del cinema sloveno, dalla quale nasce il Film Video Monitor, rassegna annuale di cinema, televisione e video sloveni. A Gorizia fonda anche l’Associazione Sergio Amidei, che organizza annualmente una rassegna cinematografica estiva e che offre il Premio Sergio Amidei per la migliore sceneggiatura.
Nel 1992 viene eletto senatore della repubblica con il PDS per il collegio di Gorizia, diventando così il primo senatore goriziano sloveno. È nuovamente eletto nel 1994 nella lista dei Progressisti e nel 1996 nell’Ulivo. Tra i vari incarichi parlamentari svolti, si ricordano quelli ricoperti in qualità di membro della Commissione Esteri del Senato, di membro della Delegazione italiana presso il Consiglio d’Europa, di membro della Delegazione italiana presso l’Assemblea dell’UEO e dal 28 novembre 1996 di Presidente della Delegazione italiana presso la Conferenza dell’INCE.
Muore a Obernai, vicino a Strasburgo, il 23 settembre 1997.
Majda Bratina
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Testo tratto dal libro Darko Bratina: progetto dialogo/projekt za dialog, a cura di Giuliana Iaschi e Romano Vecchiet (ed. Istituto Gramsci del Friuli-Venezia Giulia, 2004)